Legge 8 ottobre 2010 n. 170
"Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico".
Era da lunga attesa questa legge quadro sui disturbi specifici di apprendimento, o meglio sulla dislessia, per dirla con una parola ormai in voga, usata per inglobare "il tutto" in modo sommario. Grandi plausi autoreferenziali da parte delle associazioni, finalmente un senso di giustizia per molte famiglie, un riconoscimento della patologia, un diritto ad un apprendimento funzionale per molte persone, un dovere di formazione ad hoc per i professionisti... Ci vorranno altri nove mesi: a luglio 2011 il nostro illuminato Ministro firmerà i decreti attuativi e presenterà le Linee Guida. Ma cosa è successo in questi nove mesi e in quelli successivi? Davvero tutto quanto auspicato si è definitivamente realizzato? Una legge è un risultato o un processo? E ancora: chi sa leggere la LEGGE?
In nove mesi ho sentito fior fiore di professionisti offrire ad un vasto pubblico le loro interpretazioni, creando confusione e anticipazioni fuorvianti, nonchè "terrorismo" nei docenti facendo leva sui loro "doveri". Solo qualcuno, più umile, si è messo dalla parte degli interessati... coloro che sanno che in nove mesi può succedere tutto e niente... coloro che sanno che in nove mesi puoi andare incontro ad un parto che non è un risultato, ma un percorso che continua con attenzioni differenti, ma costanti.
Lungi dall'essere una polemica sterile la mia, qualche riflessione è d'obbligo. E le riflessioni vengono innescate in me dall'ascolto di storie che meritano di essere raccontate perchè possono insegnare qualcosa a tutti noi. E nel mio racconto vorrei si percepissero le emozioni in gioco... emozioni che avranno un'influenza significativa sulla crescita dei nostri figli, sulla loro autostima e sul loro modo di affrontare le diverse situazioni della vita.
Inizio febbraio 2011, ricevo una telefonata: un padre mi dice che sua figlia, prima elementare, ha difficoltà di lettura... posso vederla? E' un periodo caotico, denso di appuntamenti, non ce la faccio, ma vi è ansia dall'altra parte del telefono, si percepisce... Riesco a trovare un "buco" il prossimo giovedì, tra dieci giorni, dovrò fare una consulenza nello studio di casa, perchè non ho spazio negli ambulatori... il tempo di dare qualche indicazione... "Allora ci vediamo giovedì, dopodomani a casa sua, grazie davvero dottoressa!!!"...
Che si dice ad un padre che non controllando la sua ansia, si fissa un appuntamento da solo? Che si dice? Che non puoi ascoltarlo per dieci giorni?
Che si dice a due genitori che sono stati convocati con urgenza dalle maestre con l'invito ad una visita neuropsichiatrica perchè la figlia è probabilmente dislessica? ..."perchè così potrà "almeno" usare la calcolatrice...".
Che si dice a due genitori che hanno cercato di prendere appuntamento in neuropsichiatria e si sentono rispondere che ci sono tre mesi e mezzo di lista d'attesa?
Che si dice a due genitori che prendono un appuntamento da un professionista privato e si sentono dire che tuttavia non potrà fare alcuna diagnosi, perchè prima della terza elementare non è possibile?
Che si dice a due genitori che hanno letto di tutto su Internet e si sono già costruiti un'immagine distorta della loro bambina e dei problemi che incontrerà?
Ma ancor prima: che si dice ad una bambina che per settimane ha sentito i suoi genitori in casa parlare tra di loro, dicendo che è malata e che non avrà una vita come tutti gli altri?
Che si dice ad una bambina che non riesce a scrivere alcune lettere a scuola, mentre le maestre fanno già lunghi dettati?
Ma ancora: che si dice a delle maestre che si sono sentite dire da illuminati professionisti che è loro obbligo segnalare tutti i "sospetti dislessici"?
Questo dice la legge 170 dell'8 ottobre 2010?
Può un bambino di 7 anni avere il terrore di andare a scuola?
Può un bambino di 9 anni odiare i compiti?
Può un bambino di 10 anni avere mal di pancia per la paura di essere interrogato?
Dove sono finiti il PIACERE di APPRENDERE, il gusto dell'ESPERIRE e dello SCOPRIRE???
La prima volta che la vidi, Veronika (il nome è volutamente cambiato) era una bambina spaventata. Non conosceva la corrispondenza biunivoca tra suono e segno... non sapeva scomporre le parole in suoni... non conosceva il ritmo nè le sillabe... aveva una prensione anomala dello strumento tracciante (fate caso a quanti dei nostri bambini oggi hanno una prensione anomala e chiedetevi perchè!!!)... odiava la scuola...
L'ho vista gioire nel riconoscere i suoni, nel lasciare traccia grafica a parete, nel saltare sillabe... l'ho vista impegnarsi nella riprogrammazione motoria... arrabbiarsi perchè certe cose proprio non le voleva fare... non ne era capace... ricorderò sempre quel giorno in cui sul suo volto passarono così tante emozioni... mezz'ora seppe resistere al mio sguardo con un netto rifiuto al lavoro... mezz'ora in cui sul suo volto passarono la rabbia, la paura, la tristezza fino a quell'OK lo faccio!... e poi la soddisfazione di avercela fatta!!!
In tre mesi Veronika ha imparato a scrivere e leggere come tutti gli altri bambini.
Oggi è una bambina a cui piace andare a scuola... ha ritrovato il piacere di apprendere, questa la cosa a mio avviso più importante. Oggi è una bambina non più arrabbiata e spaventata...
E' solo un esempio, lungi dal passare il messaggio che la diagnosi precoce non sia importante. Da professionista, credo fermamente nella prevenzione dei disturbi dell'apprendimento. Ma in una prevenzione di qualità che non si sviluppa sul riconoscere difficoltà e patologizzarle, ma sul sviluppare abilità, anche e non solo a partire dal riconoscimento di difficoltà, che non sempre devono essere verbalizzate, pena l'innescarsi di processi negativi che poi risulta difficile gestire. E allora come professionisti agiamo una prevenzione sana, che sappia formare gli insegnanti e non suggerire loro come "evitare il problema".
Sono venuta a conoscenza che alcune scuola della Valle Camonica hanno incoraggiato l'utilizzo in prima elementare delle matite ergonomiche di data marca. Ottimo spunto di prevenzione!... ma chiedo ad insegnanti e genitori: avete osservato come i bambini con una prensione anomala impugnano le matite ergonomiche? Fatelo e vi risponderete da soli!!!
La prevenzione non evita il problema e non lo corregge,
ma sviluppa abilità affinchè la difficoltà venga superata in modo naturale
salvaguardando la fiducia in se stessi e il piacere di apprendere.